Bocchetto Sessera, Linea del Canavese
La Linea Insubrica, nota anche come Lineamento Periadriatico, è un’importante linea tettonica che attraversa le Alpi da ovest a est. La Linea Insubrica inizia in Piemonte, nel Canavese, attraversa la Lombardia passando per la Valtellina, prosegue nella zona del Tonale fino ad arrivare in Val Pusteria, con un decorso di circa 1.000 km. A seconda dei settori geografici attraversati assume nomi diversi, nel segmento più occidentale, Biellese compreso, viene denominata Linea del Canavese; prosegue poi a direzione ovest-est prendendo il nome di Linea del Tonale o Linea Insubrica s.s., poi corrisponde alla parte settentrionale della Linea delle Giudicarie e infine segue le valli della Rienza e del Gail come Linea della Pusteria-Gailtal-Caravanche (GASPERI, 1995). La Linea del Canavese attraversa tutto il Biellese da Donato alla Bocchetta della Boscarola. A questo lineamento tettonico, costituito da un sistema di faglie, sono associate rocce di metamorfismo di dislocazione; queste rocce essendo più erodibili di quelle adiacenti conferiscono alla fascia occupata evidenze morfologiche e petrografiche osservabili dove non occultate dai depositi quaternari. Le evidenze morfologiche, quelle che caratterizzano maggiormente il paesaggio, sono l’insellatura della Frazione Favaro di Biella, il Bocchetto Sessera e la Bocchetta della Boscarola (figg. 1-3). Il sistema di faglie della Linea Insubrica è legato alla storia deformativa che ha dato luogo alla formazione delle Alpi. La catena alpina, infatti, è il prodotto dell’evoluzione Cretaceo-Attuale della convergenza tra la placca europea e la microplacca Adria (iniziata tra circa 120 e 90 milioni di anni fa) che ha portato alla subduzione dell’Oceano Ligure-Piemontese, alla sua completa consunzione e alla successiva collisione tra blocchi continentali avvenuta intorno a 30 milioni di anni fa. A livelli profondi si è sviluppato un metamorfismo di alta pressione e bassa temperatura dovuto all’anomalia termica prodotta dalla subduzione della litosfera oceanica. La collisione avvenuta tra blocchi continentali ha originato, a partire dal Miocene, due diverse catene, una scivolata verso l’Europa, l’altra verso la microplacca Adria. La catena delle Alpi ha quindi una struttura a falde a doppia vergenza e asimmetrica che ha creato un ispessimento della litosfera. La crosta continentale ispessita ha creato una situazione di disequilibrio compensata da una spinta litostatica che unita al perdurare degli sforzi compressivi ha provocato il sollevamento lento e costante (isostasia) dell’edificio alpino e i processi erosivi che ne conseguono. Le due catene risultano saldate da una poderosa linea di sutura, un insieme di faglie, nota come Linea Insubrica o Lineamento Periadriatico che attraversa le Alpi da ovest a est e che nel segmento più occidentale prende il nome, come già accennato, di Linea del Canavese. La Linea Insubrica attivandosi ha permesso lo svincolo del sistema sudvergente separando unità in origine contigue che hanno poi subito un trasporto tettonico diverso; da un lato il dominio Austroalpino deformato e metamorfosato a partire dal Cretaceo con le falde traslate verso nord e dall’altro il dominio Sudalpino (Alpi Meridionali) raccorciato e deformato a partire dall’Oligocene vergente verso sud, costituito dal margine della placca Adria. Gran parte dei rilievi dell’Austroalpino pur trovandosi a nord del Sistema Insubrico sono formati da lembi della crosta e del prisma di accrezione africano scivolati verso l’Europa e al di sopra delle altre falde alpine. La Linea Insubrica è caratterizzata da una storia geologica molto complessa il cui ruolo, l’età e l’entità del rigetto, in quanto faglia, è argomento dibattuto tra gli studiosi. Si ritiene che vi siano state importanti componenti orizzontali nei movimenti lungo il sistema di faglie. Nel Terziario, dall’Oligocene in poi, i settori che il sistema di faglie suddivide hanno avuto uno spostamento reciproco in senso verticale che ha portato al sollevamento delle Alpi situate a nord dello stesso rispetto al Sudalpino. In letteratura la Linea Insubrica viene fatta risalire alla storia geologica prealpina. A tal proposito GASPERI (1995) afferma che:
Il Lineamento Insubrico rappresenta un’importante sutura ercinica: lungo di esso nel Devoniano superiore e nel Carbonifero inferiore sarebbe avvenuta una trascorrenza destra dell’ordine di un migliaio di chilometri che avrebbe allontanato l’area carnico-dinarica dalla sua originaria patria uraliana. A partire dal Carbonifero superiore sarebbe diventato sede di movimenti verticali. La linea ha un carattere ancestrale alpino poiché già dal Permo-Carbonifero, ma soprattutto a partire almeno dal Giurassico, essa condiziona strettamente l’evoluzione sedimentaria dell’area sudalpina come soglia tettonicamente attiva, principale sorgente dei depositi bacinali adiacenti. Non corrisponde a una struttura trascorrente a carattere regionale, dati i legami stratigrafico-strutturali con le aree adiacenti, senza perciò escludere la possibilità di movimenti di entità limitata: destri in corrispondenza del rifting giurassico, sinistri durante le fasi di chiusura e collisione cretacea (p. 213).
Nel Biellese il ritrovamento di alcuni ciottoli di diaftoriti carbonifere e precarbonifere appartenenti al conglomerato di copertura della Serie Sesia-Lanzo, presente nell’alveo del Torrente Elvo e altrove, ha portato gli studiosi ad affermare che una dislocazione antica, verosimilmente ercinica, esisteva pressapoco in corrispondenza della Linea del Canavese di età alpina (BORTOLAMI et al., 1967). Lo sviluppo della Linea del Canavese è stato accompagnato dalle manifestazioni magmatiche appartenenti al magmatismo oligocenico periadriatico avvenuto durante l’orogenesi alpina, nella fase finale tardorogenica, in condizioni distensive; è stato un evento di breve durata che ha un’età di 33-29 milioni di anni e si manifesta con un insieme di plutoni, filoni e vulcaniti; le andesiti del Biellese, nonché il Plutone della Valle del Cervo, il Plutone di Miagliano e l’apparato filoniano ad essi collegato appartengono a queste manifestazioni magmatiche. Le sequenze vulcaniche oligoceniche del Biellese sono le uniche preservate nel settore italiano delle Alpi, verticalizzate e in buona parte asportate dall’erosione; esse ricoprono il margine sud-est della Zona Sesia-Lanzo, costituiscono una lunga e ristretta fascia delimitata all’interno dalla Linea del Canavese (DAL PIAZ, 1992). Come già accennato più sopra la Linea del Canavese passa anche dal Bocchetto Sessera che ne costituisce un’espressione morfologica; i rilievi a est del Bocchetto Sessera appartengono al Sudalpino mentre invece quelli a ovest appartengono all’Austroalpino al quale appartiene la Zona Sesia-Lanzo (fig. 4). La zona è geologicamente interessante e offre la possibilità di poter osservare rocce di faglia; seguendo le piste e i sentieri del versante della Valle Sessera, si possono anche osservare, verso est le rocce del complesso gabbrico stratificato della Zona Ivrea-Verbano, mentre verso ovest le andesiti appartenenti al magmatismo oligocenico periadriatico, che in prossimità del Bocchetto Sessera appaiono intensamente fratturate (fig. 5), i micascisti eclogitici della Zona Sesia-Lanzo, le cornubianiti dovute al metamorfismo termico, o di contatto, legato al Plutone della Valle del Cervo e le monzoniti appartenenti all’anello più esterno del plutone stesso. Le rocce di faglia nel versante sud del Bocchetto Sessera sono costituite da cataclasiti e miloniti; formano un’ampia fascia caratterizzata oltre che dalle rocce facilmente osservabili anche dalla morfologia arrotondata del rilievo presente in Località Pratetto e nella vallecola a fondo concavo situata a nord di Cascina Gambilera (figg. 6-9). Litotipi interessanti si possono osservare lungo i Torrenti Morezza e Strona, in prossimità di Frazione Falletti, di Cascina Gambilera e nel versante sud-sud-est del rilievo situato a quota 1245 m s.l.m. e attraversato dal sentiero E87 che dalla Capanna Volpi sale al Bocchetto Sessera (figg. 10-20). La fascia di rocce milonitiche, per lo più derivate da litotipi appartenenti alla Serie Diorito-kinzigitica, caratterizza il sistema di faglie della Linea del Canavese, nel territorio biellese, dal Santuario di Graglia al Bocchetto Sessera (BORTOLAMI et al., 1967). Nel versante della Valle Sessera le rocce di faglia sono osservabili subito ad est del Bocchetto Sessera, nel solco d’impluvio del Rio del Bocchetto e nell’alveo di un suo affluente di sinistra dove è presente anche gouge di faglia (figg. 21-26); queste rocce sono osservabili anche sulla sponda destra orografica del Torrente Sessera nei pressi del ponte che adduce a Piana del Ponte. I toponimi indicati sono stati tratti da (1).
(1) PROVINCIA DI BIELLA (2018) - Carta dei sentieri: BIELLESE nord orientale, foglio 1. Scala 1:25.000. Biella.
BIBLIOGRAFIA
ARPA PIEMONTE (2009) - Itinerari geologici in Piemonte: La Valle Cervo. Torino.
BORTOLAMI G., CARRARO F. & SACCHI R. (1967) - Note illustrative della Carta Geologica d’Italia: Foglio 43 Biella. Scala 1:100.000. Servizio Geologico d’Italia, Roma.
DAL PIAZ G.V. (a cura di). (1992). Guide geologiche regionali della Società Geologica Italiana 3: Alpi dal M. Bianco al Lago Maggiore. BE-MA editrice, Milano.
GASPERI G. (1995) - Geologia Regionale: Geologia dell’Italia e delle Regioni Circummediterranee. Pitagora Editrice, Bologna.
GELATI R. (2013) - Storia geologica del Paese Italia. Edizioni Diabasis, Parma.
REGIO UFFICIO GEOLOGICO (1927) - Carta Geologica d’Italia: Foglio 30 Varallo. Scala 1:100.000.
SERVIZIO GEOLOGICO D’ITALIA (1966) - Carta Geologica d’Italia: Foglio 43 Biella. Scala 1:100.000. II Edizione.
Fig. 1. Insellatura della Frazione Favaro.
Fig. 2. Bocchetto Sessera.
Fig. 3. Scorcio sulla Valle Sessera ripreso dal Bocchetto Sessera con la Bocchetta della Boscarola sullo sfondo (freccia rossa) e riscontri morfologici dell'andamento della Linea del Canavese (frecce blu).
Fig. 4. Bocchetto Sessera (freccia rossa); i rilievi a destra (guardando la fotografia) appartengono al Sudalpino, mentre quelli a sinistra all'Austroalpino.
Fig. 5. Andesiti intensamente fratturate, a causa della presenza della faglia, in prossimità del Bocchetto Sessera, al bordo della SP 115.
Fig. 6. Rocce tettonizzate affioranti all'apice della vallecola situata a nord di Cascina Gambilera.
Fig. 7. Rocce di faglia a nord-est di Cascina Gambilera.
Fig. 8. Morfologia arrotondata del rilievo presente in Località Pratetto.
Fig. 9. Vallecola a fondo concavo situata a nord di Cascina Gambilera.
Fig. 10. Rocce di faglia (frecce rosse) affioranti nell'alveo del Torrente Morezza poco a monte del sentiero E87.
Fig. 11. Rocce di faglia affioranti nell'alveo del Torrente Morezza poco a monte del sentiero E87.
Fig. 12. Milonite, alveo del Torrente Morezza poco a monte del sentiero E87.
Fig. 13. Milonite, alveo del Torrente Strona poco a monte del sentiero E87a.
Fig. 14. Rocce di faglia in prossimità di Frazione Falletti.
Fig. 15. Milonite in prossimità di Cascina Gambilera.
Fig. 16. Milonite in prossimità di Cascina Gambilera.
Fig. 17. Milonite, versante sud-sud-est del rilievo situato a quota 1245 m s.l.m.
Fig. 18. Milonite, versante sud-sud-est del rilievo situato a quota 1245 m s.l.m.
Fig. 19. Milonite, versante sud-sud-est del rilievo situato a quota 1245 m s.l.m.
Fig. 20. Milonite, versante sud-sud-est del rilievo situato a quota 1245 m s.l.m.
Fig. 21. Rocce di faglia, alveo del Rio del Bocchetto.
Fig. 22. Milonite, alveo del Rio del Bocchetto.
Fig. 23. Milonite, alveo del Rio del Bocchetto.
Fig. 24. Rocce di faglia, alveo di un affluente di sinistra del Rio del Bocchetto.
Fig. 25. Rocce di faglia, alveo di un affluente di sinistra del Rio del Bocchetto.
Fig. 26. Gouge di faglia, alveo di un affluente di sinistra del Rio del Bocchetto.