Migmatiti (Alpi Meridionali, Zona Ivrea-Verbano, kinzigiti con intercalazioni di metabasiti e marmi), Torrente Cervo
Le migmatiti (da “migma” = mescolanza) sono rocce ibride in parte ignee e in parte metamorfiche, presentano una grande varietà di strutture e si formano a grande profondità nella crosta terrestre. Sono ben esposte nell’alveo del Torrente Cervo dalla zona sottostante il ponte della SP 507 (a sud della Linea della Cremosina) sino a nord di Biella. Sono presenti anche in altri luoghi del Biellese, in questo caso la roccia ospitante appartiene alla Formazione Kinzigitica (sottounità della Zona Ivrea-Verbano) costituita da paragneiss di varia natura, anfiboliti, marmi e calcefiri formatasi alla latitudine dell’equatore durante l’orogenesi ercinica avvenuta tra 380 e 280 milioni di anni fa. Le rocce della Formazione Kinzigitica sono il risultato del metamorfismo di protoliti sedimentari oceanici del Proterozoico superiore-Paleozoico inferiore. Successivamente il vulcanismo permiano ha dato luogo alla risalita di masse magmatiche di composizione gabbrica con formazione di plutoni, graniti e vulcaniti e alla base del più antico complesso kinzigitico ha innescato processi di fusione anatettica da cui hanno avuto origine le migmatiti. La risalita di masse magmatiche crea un innalzamento della temperatura che raggiunge valori maggiori di 650-700 °C e causa la fusione parziale nelle rocce incassanti; la roccia fonde solo in parte e si forma un fuso che migra solo per brevi distanze prima di solidificare nuovamente. Il risultato di questo processo è la formazione di una roccia che è un mix di fuso magmatico e roccia metamorfica denominata migmatite che si presenta deformata e contorta con grande varietà di tipi, strutture e di associazioni litologiche. L’etimologia più recente e più corretta indica con paleosoma quella parte di roccia non o poco diversa dalla roccia metamorfica incassante e con neosoma i leucosomi e i melanosomi insieme. Con la fusione parziale delle kinzigiti il fuso prodotto di composizione granitica di colore chiaro (leucosoma) si è consolidato dando luogo a rocce costituite da livelli che possono avere una disposizione piano-parallellela, essere piegati in maniera anche molto complessa e con vene aplitiche e pegmatitiche; le strutture pegmatitiche si osservano dove è presente una significativa componente leucosomica, sono caratterizzate da grandi cristalli dovuti a un raffreddamento lento del fuso granitico. La parte kinzigitica residuale costituisce i livelli di colore scuro (melanosoma) con struttura a bande che insieme al leucosoma costituisce la parte fusa che si è mobilizzata per deformazione. Il paleosoma è costituito dalla roccia metamorfica che è stata intrusa dal leucosoma durante la risalita verso la superficie e appare in blocchi e con la struttura tipica della roccia metamorfica. Il leucosoma ha composizione quarzoso-feldspatica, mentre il melanosoma è formato da minerali femici come biotite e granato. L’aspetto che ne deriva è il risultato di diversi meccanismi di mescolanza tra paleosomi, leucosomi e neosomi, viene a essere molto vario con deformazioni considerevoli rendendo la nomenclatura delle migmatiti complicata e che può essere diversa a seconda degli autori. Le migmatiti possono anche avere un aspetto di breccia (breccia agmatitica) con clasti costituiti dal paleosoma inglobato dal leucosoma che costituisce il cemento. I fenomeni anatettici si prolungano molto nel tempo con fasi di attività e di pausa alle quali corrispondono migmatiti polifase e rielaborazioni migmatitiche. Nel Giurassico inferiore è avvenuta l’apertura dell’oceano Ligure-Piemontese e dopo la sua massima espansione la successiva subduzione porterà alla collisione tra le placche europea e adriatica dando luogo all’orogenesi alpina. Lo spostamento della placca adriatica, la verticalizzazione e la risalita delle parti più profonde di quest’ultima a seguito della collisione, nonché l’erosione, hanno fatto sì che le migmatiti siano giunte a questa latitudine e che siano oggi osservabili. Le immagini documentano le strutture rocciose descritte che affiorano nel tratto del Torrente Cervo che va dal ponte della SP 507 al ponte della ex ferrovia al Villaggio Filatura di Tollegno.
BIBLIOGRAFIA
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Fig. 1. Migmatiti nell'alveo del Torrente Cervo.
Fig. 2. Migmatiti nell'alveo del Torrente Cervo.
Fig. 3. Migmatiti nell'alveo del Torrente Cervo.
Fig. 4. Melanosoma attraversato da una vena di leucosoma.
Fig. 5. Melanosoma con struttura a bande e vene di leucosoma.
Fig. 6. Melanosoma e leucosoma con bordi sfumati.
Fig. 7. Struttura con vene di leusoma intruse nel paleosoma, che si presenta in blocchi e in porzioni spezzettate.
Fig. 8. Leucosoma con struttura pegmatitica (in alto) e melanosoma (in basso) con struttura a bande; il melanosoma è attraversato da vene di leucosoma e contiene leucosomi minori che hanno subito un parziale boudinage.
Fig. 9. Il leucosoma forma un reticolato irregolare nel melanosoma.
Fig. 10. Il leucosoma forma un reticolato irregolare con bordi sfumati nel melanosoma.
Fig. 11. Intrusione di leucosoma nel paleosoma.
Fig. 12. Il paleosoma presenta bordi netti ed è intruso dal leucosoma.
Fig. 13. Leucosoma e melanosoma (neosoma) attraversano il paleosoma.
Fig. 14. Leucosoma con struttura pegmatitica e con cristalli di anfibolo più scuri.
Fig. 15. Struttura migmatitica che presenta porzioni di leucosoma e di paleosoma variamente disposti.
Fig. 16. Blocchi di paleosoma delimitati da un reticolo di vene di leucosoma.
Fig. 17. La migrazione, con deformazione plastica, di leucosoma e melanosoma attraverso il paleosoma ha creato una struttura complessa ed eterogenea.
Fig. 18. La migrazione, con deformazione plastica, di leucosoma e melanosoma attraverso il paleosoma ha creato una struttura complessa ed eterogenea.